Qualche decennio fa, Macario era il cognome di un noto attore comico e teatrale. Oggi, lo stesso cognome si sta ponendo all’attenzione nel panorama dell’automobilismo in salita. L’attore si chiamava Erminio, il pilota si chiama invece Paride e ha soli 25 anni, compiuti lo scorso 10 agosto.
Si è presentato allo Spino da esordiente il 15 giugno; tre mesi più tardi, il 21 settembre, ha realizzato l’assoluto alla Pedavena-Croce d’Aune, ultimo appuntamento del tricolore della montagna 2014. Ah, dimenticavamo! Macario si è pure aggiudicato il Trofeo Italiano di Velocità in Montagna (Tivm), relativamente alla Zona Nord, nel gruppo Cn alla guida di quella Lobart La 01/003 che poi ha lasciato per la Lola B99/50. Sette gare in totale, pochi chilometri di salite e un exploit da record. “Veni, vidi, vici”: la frase storica pronunciata da Giulio Cesare riassume alla perfezione l’estate del giovane driver di Piancamuno, che nella vita di tutti i giorni lavora nell’officina meccanica di famiglia assieme al padre e al fratello. Simone Faggioli e Christian Merli ancora su tutti, ma la grande rivelazione dell’anno nella specialità delle cronoscalate è stato lui: su questo, non ci sono dubbi. Allo Spino, 11esimo posto assoluto e 4° di gruppo; alla Trento-Bondone, 9° posto assoluto; al Nevegal, 7° assoluto e 1° di gruppo; a Popoli, dove diviene portacolori della scuderia Speed Motor di Gubbio, ancora 7° assoluto e 2° di gruppo e qui si chiude il capitolo Lobart e Cn. Al trofeo “Luigi Fagioli” di Gubbio, dove sale d’acchito sulla Lola B99/50 Zytek, è terzo assoluto dietro Faggioli e Merli (grazie agli oltre 2” lasciati all’esperto Vincenzo Conticelli in gara 2) e 1° nella E2M, poi l’incidente nelle prove della gara di casa, il Trofeo Vallecamonica, al quale ha risposto dopo 15 giorni con l’assoluto di Pedavena al volante della Lola Evo Judd. Ma prima di guidare contro il tempo su tornanti e serpentine, Macario aveva gareggiato nel 2013 in Franciacorta e a Vallelunga nel campionato italiano prototipi con la Wolf Gb08. Insomma, il ragazzo bresciano ha dimostrato di avere la giusta stoffa, mista a carattere e umiltà: le doti che occorrono in ogni aspetto della vita, oltre che nello sport. E come mai dalla pista è passato alla salita? “Una passione che ho sempre avuto – dice Macario – e ringrazio la Cms Racing di Pontedera, che mi ha fornito le auto per gareggiare e mi ha messo in contatto con Tiziano Brunetti della Speed Motor”. Una scelta azzeccata? “Decisamente sì. La salita è molto più entusiasmante, più “adrenalinica” e tenace: si rischia comunque anche di più. A convincermi è stata la gara di Trento: al Bondone sono andato abbastanza bene e al termine degli impegnativi 17 chilometri di tracciato ho capito di dover continuare in questa specialità. Ho insomma preso coraggio”. E l’incontro con Tiziano Brunetti? “Ci siamo conosciuti a Popoli e ringrazio la Speed Motor per l’assistenza fornita e per la grande opportunità di correre che mi ha dato. Ho incontrato Tiziano sempre tramite la Cms Racing, grazie a Moreno ed Enrico Casalini e posso dire di essere pienamente soddisfatto”. Hai vinto a Pedavena, ma fra questo primo posto e il terzo assoluto di Gubbio quale consideri l’impresa più bella? “E’ chiaro che un primo posto assoluto sia una soddisfazione unica, anche perché arrivato nella stagione di esordio e in una gara di campionato, però – tecnicamente parlando – il piazzamento di Gubbio ha un sapore particolare: finire alle spalle di Faggioli e Merli è sempre una vittoria morale (ricordo che a Pedavena mi hanno un tantino facilitato il compito anche i problemi di Omar Magliona) e poi a Gubbio i migliori c’erano proprio tutti, per cui è lì che ho avuto il riscontro reale sulle mie potenzialità”. Prima di incappare in un peccato di gioventù; cosa è successo in Vallecamonica, cioè nella gara di casa? “E’ successo che dopo appena un chilometro dalla partenza della prima manche di prova ho perso il controllo della vettura e sono finito fuori in una curva a destra. Nessuna apprensione, comunque, ne’ alcun ripensamento: sono ripartito e a Pedavena tutti sapete com’è andata. Non avrei pensato alla mia prima stagione di trovarmi così bene alla guida di una “formula” e quindi questi risultati debbono fungere da stimolo. Nel contempo, non debbo perdere la consapevolezza della realtà: occorrono anni per diventare un forte pilota in salita e di tracciati ne ho affrontati e ne conosco ancora pochi. Mi ritengo quindi al punto di partenza”. E per il 2015? “Due auspici: spero di poter continuare con la Lola B99/50 Judd, perché merita di essere sviluppata e spero anche di poter rimanere con Tiziano Brunetti e con la Speed Motor. Mi farebbe davvero piacere!”.